Scandali veri o presunti purché non li si usi come spot elettorali
di Bruno Fasani
Guardo con simpatia tutti coloro che si battono per il riconoscimento dei diritti umani. Ovunque e di qualsiasi colore politico. Così come sono profondamente convinto che esistano due verità nel fare le cose. Ce lo dice anche il vangelo di Giovanni, là dove si mettono a confronto Gesù e Pilato. Cos’è la verità chiede quest’ultimo? Per l’occasione il Nazareno non risponde, perché la verità si impone da sola in quel momento.
Da una parte c’è un politico che ha paura di inimicarsi il popolo e perdere credibilità di fronte a Roma. In definitiva teme che la poltrona traballi, con carriera e stipendio, e così sceglie di condannare un innocente. Dall’altra c’è l’innocente, che non ha paura di perdere la propria vita, pur di testimoniare fino in fondo l’amore per gli altri. Tra queste due verità stanno tutte le azioni degli uomini, pubbliche e private.
Mentre scrivo, infuria la polemica per l’intervento del cantante Fedez alla Festa del Primo Maggio a Roma, trasmessa come ogni anno da Rai Tre. Di lui sappiamo che è ragazzo intelligente, abilissimo negli affari, dentro e fuori casa. Come cantante non sembra volare così in alto, ma questo dipende dai gusti personali. Per il Primo Maggio ha pensato a un monologo per perorare la causa del disegno di legge, cosiddetto Zan, dal nome del parlamentare che l’ha proposto. Una legge contro la omotransfobia, ossia “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
A frenare la sua approvazione c’è la resistenza di Lega e Fratelli d’Italia, sostenuti da alcuni esponenti del mondo cattolico, convinti che l’ordinamento giudiziario italiano già disponga di leggi contro la violenza, con pene aggravate dalla legge Mancino, che punisce i reati e le discriminazioni basate su nazionalità, etnia e credo religioso. Si vuole evitare, in definitiva, che la nuova legge Zan diventi una bandiera ideologica più che una vera e propria tutela contro le discriminazioni.
Fedez, ha tentato di dare una spinta perché la legge decolli, limitandosi però a fare un attacco contro la Lega di Salvini, bestia nera della Sinistra italiana. E lo ha fatto citando alcune frasi demenziali uscite dalla bocca di qualche leghista in apnea cerebrale: “Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno”. “I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali”. “Gay vittime di aberrazioni della natura”. “I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie”. “Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza”. “Fanno iniezioni ai bambini per farli diventare gay”.
Un florilegio di citazioni che non fanno onore a chi le ha espresse, ma nemmeno all’intelligenza di chi le usa strumentalmente per farne campagne politiche, usando palle di sterco invece di argomenti razionali. Soprattutto stupisce il clamore, studiato a tavolino, per la presunta censura che Rai Tre avrebbe chiesto di operare sul testo del monologo del cantante. La Rai smentisce. Ma a prescindere da quanto sia accaduto realmente, Fedez dovrebbe evitare i toni scandalizzati di chi finge di credere ad una purezza ideologica del servizio pubblico, al di sopra degli schieramenti partitici.
Chi credesse che la greppia fosse cosa del passato, ai tempi di Dc, Pci e Psi, si ricreda velocemente. Allora la cosa era palese. Oggi è altrettanto palese, ma con la differenza che oggi si finge ipocritamente che la lottizzazione sia finita. Fedez non finga di non saperlo. Le censure ci sono ancora, eccome, basta decidere cosa far passare e cosa tacere. Sta tutta qui la differenza tra Pilato e il Giusto. Tra chi cerca davvero il bene degli altri o semplicemente il proprio.