Settore tessile: va in scena la crisi
Il distretto della moda messo in ginocchio dalla pandemia. Giardiello, Femca Cisl: “Occorrono piani di intervento concreti”
di Maria Silvia Cabri
La pandemia ha cambiato le nostre abitudini e ha inciso, e incide, su quasi tutti i settori lavorativi. Tra quelli che stanno soffrendo di più c’è sicuramente il tessile, letteralmente messo in ginocchio dalla crisi sanitaria poi divenuta anche crisi economica. “Il campo della moda è tra quelli più colpiti – afferma Roberto Giardiello, sindacalista della Femca Cisl -.
Negozi chiusi e norme difficili da capire: ad esempio, in zona arancione gli outlet sono aperti durante la settimana e chiusi nel weekend, proprio nei giorni in cui si potrebbe sperare di recuperare un po’ di quanto perso e ‘aggiustare’ i fatturati. O si lavora con norme di sicurezza e si apre, o le norme non ci sono è allora si sta chiusi. Manca una logica almeno apparente in tutto questo”. “La moda va a stagione: se si resta chiusi un mese in più, tutta la stagione viene pregiudicata e non si può più recuperare. Il calo medio del fatturato, nell’ambito della moda, è del 25/28%: una perdita importante”.
Una situazione che caratterizza tutta Italia e anche il distretto tessile di Carpi: “Nonostante il blocco dei licenziamenti – prosegue Giardiello – molte persone hanno già perso il lavoro in quanto erano assunte con contratti a termine che alla scadenza non sono stati rinnovati. Accanto alle realtà che vendono alla grande distribuzione, ci sono anche le aziende che hanno punti vendita sparsi sul territorio, con canali propri. Oltre il 50% sono stati chiusi, di conseguenza i dipendenti (non potendo essere licenziati) sono stati trasferiti presso altri punti vendita o alla sede centrale dell’impresa.