Cittadine/i (del mondo) onorari
Missionari testimoni di fraternità. Una proposta ai Sindaci
di Luigi Lamma
In questo inizio del 2021, lo ricordava monsignor Manicardi su queste colonne nell’editoriale di qualche settimana fa, ci hanno lasciato dopo una lunga vita di servizio tre missionari a cui le nostre comunità, sia ecclesiali che civili, erano molto legate. Si parla del mirandolese padre Agostino Galavotti, delle carpigiane suor Gabriellina Morselli e dottoressa Germana Munari, ai quali si deve aggiungere il rolese padre Claudio Mantovani deceduto a fine 2020.
Già al pronunciare questi cognomi si percepisce un certo radicamento territoriale ma non è questo il punto, visto che parliamo di cittadine e cittadini “del mondo” che hanno speso tutta la loro vita a migliaia di chilometri di distanza dalla fiorente pianura modenese. Tre persone che hanno ben rappresentato il peculiare dna della nostra terra, fatto di dedizione e intraprendenza, espressione di impegno educativo e caritativo della chiesa carpigiana “sempre combattuto da gente in gamba e di buona inventiva”.
Il venir meno di questi testimoni di spessore evangelico lascia tutti un po’ più poveri anche se è lecito pensarli continuamente attivi nella liturgia del cielo nell’intercedere per le opere a cui si sono donati in vita. Oggi pare a tutti evidente quanto la dinamica missionaria non si esprima più in un’unica direzione, la presenza di sacerdoti stranieri a servizio delle nostre comunità non necessita di troppe spiegazioni.
E’ altrettanto vero che il profilo dei nostri missionari/e necessita di essere aggiornato, evidenziando anche la dimensione civile del loro agire in progetti di promozione umana e di sviluppo dei popoli e in una logica che oggi appare più che mai condivisa di contributo alla fraternità universale. Quante opere e progetti nei settori della salute, dell’educazione, dell’agricoltura a beneficio di migliaia di persone e di intere città o villaggi sono riconducibili all’iniziativa e ai talenti di queste persone, capaci tra l’altro di tessere una magnifica tela di relazioni che ha fatto sentire anche le comunità di provenienza partecipi, seppure a distanza, di questi interventi. Il loro impegno ad “aiutarli a casa loro” che non si è limitato al tempo di uno slogan, ma è durato una vita intera, merita un riconoscimento grato anche da parte delle città con le quali il legame di amicizia e di fattiva collaborazione non si è mai interrotto, anzi si è fatto negli anni sempre più intenso.
E’ curioso e allo stesso tempo significativo, ad esempio, che il regolamento del Comune di Carpi per il conferimento della cittadinanza onoraria espliciti come requisiti quello che potrebbe essere il profilo ideale dei nostri missionari laddove si richiede una “vita ispirata ai fondamentali valori umani della solidarietà, dell’amore e dell’aiuto al prossimo, specialmente a favore dei più deboli e bisognosi”, senza dimenticare in premessa che questa benemerenza viene assegnata a “chi, non essendo iscritto nell’anagrafe del Comune, si sia distinto particolarmente nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dei diritti umani, dell’industria e del commercio, del lavoro, della scuola, dello sport, della ricerca, della salvaguardia dell’ambiente e della tutela del paesaggio, del volontariato, della cultura, dell’artigianato con iniziative di carattere sociale, assistenziale e filantropico o in opere, imprese, realizzazioni, prestazioni in favore degli abitanti di Carpi o in azioni di alto valore a vantaggio della comunità nazionale o dell’umanità intera”.
Sia chiaro che qui non si cercano la ribalta, le medaglie da appendere al petto, le targhe da incorniciare, ma come concittadini è lecito e doveroso chiedere alle Amministrazioni locali di esprimere un riconoscimento grato e pubblico per queste donne e questi uomini straordinari. I Sindaci di Mirandola, di Carpi e di Rolo, potrebbero per Agostino, Gabriellina, Germana e Claudio prendere in considerazione, seppur postuma, il conferimento della cittadinanza onoraria?