Saper guardare con gli occhi di Dio
In cammino durante la Quaresima con le riflessioni sulla fraternità proposte dai Fratelli di San Francesco: gli “altri” e la vita fraterna
di Fra Antonio, Fratelli di San Francesco
Continuiamo ad approfondire il tema della fraternità parlando di fraternità e vita fraterna. E per questo non possiamo non farci aiutare dalla sapienza di San Francesco d’Assisi. Nelle Fonti Francescane si narra che, avendo i frati interrogato il Santo su quale fosse l’identikit del frate perfetto, si sentirono dare questa risposta: il frate perfetto (FF 1782) è quello che ha la perfetta fede insieme con l’amore della povertà di frate Bernardo; la semplicità colombina con la purità di animo e di corpo di frate Leone; l’aspetto attraente e il buon senso, unito al bello e devoto parlare di frate Masseo; la mente elevata in Dio e la contemplazione assidua e le estasi frequentissime di frate Egidio, etc.
Che cosa c’entra questo con la fraternità? C’entra eccome! Per San Francesco non esiste il frate perfetto ma esiste la fraternità “perfetta” e perfetta nell’amore. Una fraternità, cioè, capace non solo di far sentire tutti accolti nella loro diversità, unicità, originalità, ma anche di riconoscere e valorizzare i doni di tutti, visti non più come un motivo di competizione, di gelosia, di invidia, ma come una ricchezza da condividere, un motivo in più per rendere grazie a Dio.
Ma questo, capite bene, non vale solo per una comunità di religiosi, vale per tutti: vale per una comunità parrocchiale, per l’ambiente di lavoro, per una classe di scuola, per una famiglia, … Ma è davvero possibile vivere così la presenza degli altri? Sì. Innanzitutto, è fondamentale riconoscere che la presenza dell’altro per me è un dono. Come lo so? Il primo inequivocabile indizio ce lo offre la constatazione che la maggior parte delle persone che ci circondano, che fanno parte della nostra vita, che sono importanti per la nostra vita, non ce le siamo scelte. I genitori non scelgono i figli, né i figli i genitori, non si scelgono i fratelli e le sorelle, né i parenti, non si scelgono i colleghi di lavoro, non si scelgono i compagni di classe, non si scelgono i frati e le suore di una comunità, non si scelgono il parroco né i parrocchiani, … Se poi a questa verità della vita aggiungiamo la fede nella Rivelazione di Gesù Cristo, e cioè che Dio è Padre e che noi siamo tutti suoi figli, allora scopriamo che questi “altri”, che non ci siamo scelti né abbiamo richiesti, sono nostri fratelli e sorelle, e quindi doni per la nostra vita. Ma non basta saperlo per viverlo! Per viverlo, infatti, è indispensabile un’altra cosa: cambiare il nostro sguardo, convertire il nostro cuore.
Noi frati abbiamo alcuni “strumenti” ordinari e straordinari per aiutare la grazia di Dio a fare questo, che tutti possono declinare nel loro stato di vita. Pregare insieme l’unico Padre e pregare gli uni per gli altri è il primo modo per scoprire in chi ci sta accanto il volto di un fratello. Lavorare insieme, rinunciando a fare come voglio io, e saper chiedere aiuto, sono un modo infallibile per scoprire i doni del fratello e valorizzarli. Avere il coraggio di correggersi e l’umiltà di farsi correggere è uno strumento indispensabile per custodirci dagli inganni del maligno (sono forse io il custode di mio fratello? Sì che lo sei!). Cercare (e trovare) momenti di condivisione e di dialogo è il modo più semplice per conoscere il cuore dei fratelli, quello che stanno vivendo, le loro fatiche, le loro debolezze, rendendoci più pazienti e più comprensivi nei loro confronti.
Se così faremo ci scopriremo tutti più amabili, tutti fratelli perché ci guarderemo con gli stessi occhi con cui ci guarda Dio.