Ognuno di noi vale più di ciò che fa
In cammino durante la Quaresima con le riflessioni proposte dai Fratelli di San Francesco: la fraternità e il lavoro
di Fra Giuseppe, Fratelli di San Francesco
Con questo contributo giunge al termine il cammino di approfondimento quaresimale sul tema della fraternità, curato, di settimana in settimana, dai Fratelli di San Francesco del convento di San Martino Secchia. Ringraziamo i “nostri” frati per la loro collaborazione, che non ha mancato di suscitare fra i lettori apprezzamento e stimoli per la riflessione.
Nei nostri appuntamenti settimanali abbiamo considerato la fraternità sotto diversi punti di vista. Questa volta la mettiamo in relazione al lavoro manuale, considerato che noi frati, come stile di vita, cerchiamo il più possibile di essere autonomi nei nostri conventi, aiutandoci a vicenda nelle occupazioni domestiche comuni, tipiche di ogni famiglia. Ognuno di noi ha il suo compito in base alle proprie attitudini, ma questo non esclude la condivisione, la collaborazione e l’aiuto reciproco per coltivare quello spirito fraterno che ci contraddistingue come francescani, per cui ci si può trovare insieme a sbucciare le patate o fare giardinaggio, a lavare i pavimenti o preparare la Messa, in quanto tutti fratelli alla pari.
Questo nostro modo di fare, per quanto ci è possibile, cerchiamo di viverlo anche con le persone che ci frequentano, tentando di far percepire la familiarità reciproca anche attraverso alcune attività che non riusciremmo a svolgere da soli, come comunità. Nei sabati di gennaio e febbraio, abbiamo organizzato la potatura degli alberi del giardino, visto che da molti anni non si faceva, coinvolgendo circa quindici uomini che con esperienza, attrezzatura adeguata e in sicurezza, hanno risanato le piante dando nuovo vigore per la bella stagione. Ciascuno ha dato il suo libero contributo arrivando quando riteneva opportuno e facendo ciò che si sentiva di fare. Chi rimaneva qualche ora, chi anche durante il pomeriggio, tutti arrivavano con buona volontà.
Una donna, che a volte viene a Messa, portava il caffè a inizio giornata e la moglie di uno dei lavoratori preparava un pranzo semplice e veloce per chi si fermava. L’opera svolta è stata importante per rendere l’ambiente esterno più accogliente e ordinato, ma c’è un’opera non meno importante a cui teniamo molto di più, che riguarda il modo con cui siamo stati insieme in quelle giornate. Il mestiere che si faceva poteva essere un altro, era quasi un pretesto per poter sperimentare la vicinanza di rapporto umano e spirituale tra persone che vivono la stessa fede in Gesù e che si incontrano non solo nei momenti di preghiera, ma anche in questi frangenti dove emergono altri aspetti della persona, arrivando a conoscersi ed apprezzarsi più ampiamente.
Questa occasione lavorativa ha fatto pensare a quanta competizione, rivalità e arrivismo ci sono in campo professionale. Se ci fosse più capacità di accogliere l’altro così com’è, senza farlo sentire a disagio ma facendolo sentire prezioso, si agirebbe in un ambiente più sereno, tutti ne trarrebbero beneficio lavorando meglio e ottenendo risultati più elevati. Un uomo diceva che, tornando a casa dopo quei sabati pesanti a livello fisico, sentiva più la gioia di essere stato assieme ad amici, rispetto alla fatica. Un altro sostiene che sarebbe significativo far sperimentare ad altri questo clima in cui la persona è accolta per quello che è e non per quello che fa.
Ogni tanto provare ad adattare il lavoro alle proprie prerogative e non incasellare la persona in certi standard di rendimento o di profitto, fa bene per ricordarci che il valore delle nostre persone è ben più elevato di ciò che facciamo, il valore della nostra vita è sempre maggiore della nostra funzione, al di là di quanto sia ritenuto importante il ruolo o la professione che svolgiamo. Tutti nel proprio lavoro, pur con tutte le probabili difficoltà di relazione con i colleghi, possono tentare di cogliere l’opportunità per creare condizioni di fraternità.
Pace e bene.