La perfetta letizia ci sostiene a vicenda
In cammino durante la Quaresima con le riflessioni proposte dai Fratelli di San Francesco: la fraternità e la gioia
di Fra Marcello, Fratelli di San Francesco
Potrebbe sembrare inopportuno parlare di gioia oggi, in un momento segnato da una crisi che ci sta mettendo a dura prova. Eppure, la gioia è al cuore dell’esperienza cristiana e si fonda sulla Risurrezione del Signore: “I discepoli gioirono al vedere il Signore” (Gv 20,20). Non dipende dallo stato d’animo del momento, dalla situazione che sto vivendo o, come si dice, se mi sveglio con la luna storta. Certo, la gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure, come dice Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium.
“Capisco le persone che inclinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devono patire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi… come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza di essere infinitamente amato, al di là di tutto” (EG 6).
San Francesco, universalmente conosciuto come il santo della letizia, vive nella continua consapevolezza di essere amato da Dio ed esprime questa sua gioia interiore nel vivere insieme ai fratelli. Infatti, fin dagli inizi della sua conversione, cominciano a unirsi a lui dei compagni, a partire da frate Bernardo. Francesco vede in questo dono la cura che il Signore ha per lui, e la vita fraterna diventa l’ambiente nel quale i frati esprimono la gratitudine e la gioia del vivere insieme, sempre attenti nel tenere lontano la tristezza, il peggior nemico della vita comunitaria. Nella Regola scritta per i frati, esorta tutti a guardarsi dal mostrarsi tristi e scuri in faccia, ed essere invece sempre lieti nel Signore e garbatamente amabili.
Una volta, dicono le biografie, rimproverò uno dei compagni che aveva un’aria triste e malinconica: “perché mostri così la tristezza dei tuoi peccati? E’ una questione privata tra te e Dio. Pregalo che nella sua misericordia ti doni la gioia della salvezza. Ma alla presenza mia e degli altri cerca di mantenerti lieto. Non conviene che il servo di Dio si mostri depresso e con la faccia dolente in mezzo ai fratelli”. Diceva ancora: “quando mi trovo in un momento di tentazione e di avvilimento, mi basta guardare la gioia del mio compagno per riavermi dalla crisi di abbattimento e riconquistare la gioia interiore”. Quante volte nella nostra famiglia, nella comunità religiosa, nella comunità parrocchiale, nelle nostre relazioni, la tristezza sembra avere la meglio e la noia si fa largo generando freddezza e spesso risentimento. La gioia è il dono che ci scambiamo per sostenerci a vicenda, per aiutarci nei momenti di buio e di difficoltà, è una luce che accendiamo nel cuore del fratello quando le nuvole impediscono di vedere il sole che sta sopra. A volte basta anche un sorriso, una parola di incoraggiamento, un momento di gioco insieme, una battuta scherzosa fatta con garbo o anche una barzelletta simpatica.
Anche noi frati, come ci chiede San Francesco, nel corso della giornata abbiamo dei momenti in cui stare insieme per ricrearci fraternamente. In particolare, alla sera, dopo cena, ci troviamo per la ricreazione, per raccontaci ciò che abbiamo fatto nella giornata, oppure per fare una partita a carte o due passi in giardino, qualche volta per guardarci un film alla televisione. Sono momenti in cui il denominatore comune è appunto la gioia… è vero, non sempre spontanea e a volte da mostrare anche con un po’ di fatica, ma non per questo meno vera e autentica. A tutti voi l’augurio di sperimentare realmente quanto “è buono e soave che i fratelli vivano insieme”.