Il “No delivery day” a Carpi
I rider carpigiani hanno manifestato in linea con il “No delivery day” per chiedere maggiori tutele e trasparenza
di Maria Silvia Cabri
Chiediamo maggiori tutele: non pretendiamo certo un contratto con tanto di ferie pagate, ma almeno una copertura in caso di malattia”. È il grido di aiuto lanciato dai rider di Carpi che, sotto la sigla “Rider Union”, sindacato autonomo e autorganizzato, si sono dati appuntamento lo scorso 26 marzo nel piazzale di fronte al Mc Donald’s, per dare vita ad una manifestazione in linea con il “No delivery day”, lo sciopero proclamato a livello nazionale per chiedere più diritti ai lavoratori. “Mai più consegne senza diritti”, recitava uno degli striscioni presenti.
Oscar Bonfatti, 44 anni, è considerato un po’ il “veterano” del gruppo: “Ho iniziato a fare il rider nel maggio 2019 come secondo lavoro per arrotondare lo stipendio e pagare le bollette. Come primo lavoro ero barista. Deliveroo era appena ‘sbarcato’ a Carpi: ho iniziato con la bicicletta e poi sono passato alla macchina. Ora mi muovo in scooter perché mi hanno fatto capire che è il mezzo che preferiscono perché si fanno più consegne in agilità. Facevo 6/8 consegne al giorno su tutta la zona di Carpi, lavorando 10 ore al giorno, guadagnando 4 euro lordi a consegna: al mese con 130 consegne arrivavo a 600 euro lordi. Ora è diventata la mia prima occupazione.
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