Gratta & non vinci!
Gioco d’azzardo: scatta l’allarme anche tra i giovani
Il gioco è bello finché dura poco. Così recitava un vecchio detto popolare che incarna perfettamente il senso ludico: ovvero il gioco deve restare gioco. Punto. Ma cosa succede se si spinge aldilà dello svago personale? Semplice, si materializza una patologia: la ludopatia. Maria Vittoria Bertacchini, di “Non giocarti il futuro”, spiega il problema esteso sul territorio.
di Francesco Agliata
In Italia la ludopatia è una piaga che affligge tra gli 8 e i 10 milioni di persone, di queste 1,3 milioni sono i malati di ludopatia, con una vera e propria diagnosi accertata di dipendenza patologica. Nel 2018 il picco più alto di soldi giocati: 106,8 miliardi di euro spesi. Con una crescita di 5 miliardi dal 2017 e 10 dal 2016. Il lockdown, dal canto suo, nella primavera del 2020 ha fatto il resto. Nel periodo pre-pandemico i giocatori erano il 16,3%. Si è passati al 9,7% nei mesi di “clausura”, per poi risalire al 18% nei mesi di “libertà vigilata”. Ma non è finita qui. Il fenomeno “gambling” bussa prepotentemente alla porta dei giovani. Almeno un ragazzo tra i 14 e i 17 anni si è avvicinato al mondo del gioco d’azzardo attraverso nuovi canali, accostandosi pericolosamente ad una vera e propria dipendenza. Abbiamo chiesto alla referente del gruppo carpigiano “Non giocarti il futuro”, Maria Vittoria Bertacchini, una disamina del fenomeno sul territorio.
Alla luce dei dati, come è possibile che i giovani si stiano avvicinando al gioco d’azzardo?
C’è stato un aumento perché le multinazionali non possono restare immobili, e non sono state ferme durante il periodo pandemico. Attuano delle strategie di marketing attraverso i media, come le caselle di posta, non curandosi minimamente dall’età: chiunque può ricevere inviti a giocare. Il carnefice dei minorenni è l’uso continuo dei cellulari e dei videogiochi, con ricompense in denaro o contenuti fruibili direttamente ed esclusivamente sul videogame, con lo stesso meccanismo del gioco d’azzardo, con quello che viene chiamato “loot box”. Le difficoltà dovute al lockdown e la mancanza di impegni hanno prodotto una maggiore difficoltà nel generare emozioni e controllarle, rendendo i giovani più vulnerabili al gioco d’azzardo. Molto spesso i ragazzi hanno accesso a queste piattaforme senza autorizzazioni o particolari impedimenti sul controllo dell’età. Solo un quinto dei ragazzi intervistati nelle scuole non ha potuto giocare a causa dell’età.
Perché lo Stato non ha mai portato avanti la lotta a questo fenomeno?
In quanto si tratta di entrate monetarie in più. La proposta portata avanti dal M5S e da altri partiti politici in merito al blocco del gioco è stata sempre frenata perché basta un piccolo cavillo burocratico o anche costituzionale per dimostrare che non si può vietare di esporre prodotti statali come gratta e vinci o slot machine nei bar. Tant’è vero che il gioco in Italia è monopolizzato dallo Stato. Quantomeno, è stata fatta una richiesta di non esporre l’immagine del “gratta e vinci” fuori le porte delle tabaccherie, ma al momento non si è mosso molto. Purtroppo, è una somma importante che entra nelle casse dello Stato: tabacco e gratta e vinci per ora non verranno aboliti.
Tornando ai ragazzi, c’è una correlazione tra videogame e ludopatia?
Non ci sono ancora studi abbastanza fondati da parte di esperti e pedagogisti sulla correlazione tra videogame e gioco d’azzardo tale da limitare il fenomeno. In Italia è ancora visto come svago e non come campanello di allarme. In paesi come l’Olanda fenomeni “loot box” sono stati banditi per evitare che il fenomeno degenerasse e sono stati prese precauzioni indipendenti dalla correlazione stessa.
Sul territorio carpigiano come ci si sta muovendo?
C’è una collaborazione con il Comune, è prevista una campagna pubblicitaria e ci siamo sempre mossi sul campo scolastico con studenti e istituti. Nei riguardi dei giocatori che hanno problemi di indebitamento, cerchiamo di intervenire sul bilancio familiare, e la pianificazione dei debiti contratti. Purtroppo, i gruppi di auto aiuto non potranno più incontrarsi per mezzo del lockdown, per questo ci si sta muovendo per programmare incontri tramite videochiamate, anche se oggettivamente sembrano poco efficaci rispetto al vedersi dal vivo.