Incontrare le persone dove e come sono
Comunicazioni - Pubblicato il Messaggio del Papa per la LV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
di Alessandro Cattini
È una fortunata coincidenza che quest’anno la domenica della Parola di Dio coincida con la Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti”, esordisce don Gildo Manicardi nell’omelia pronunciata durante la messa, domenica 24 gennaio, celebrata nella chiesa della Sagra per tutti gli operatori della comunicazione, organizzata dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Carpi. Una doppia ricorrenza accompagnata, come consuetudine, dalla pubblicazione del messaggio di Papa Francesco per la LV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si intitola: “Vieni e vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono.
“Venite dietro a me”… e consumate le suole delle scarpe
Venire, vedere, incontrare. Tre verbi che ispirano un giornalismo “a tutto tondo”. Il “venire” rimanda al movimento del corpo verso la sorgente delle notizie, la realtà, con la sua sorprendente vivacità. Rimanda all’atto di “consumare la suola delle scarpe” per recarsi sui luoghi dei fatti e delle storie delle persone; teatro di fenomeni sociali a volte drammatici, a volte scrigno delle “energie positive che si sprigionano dalla base della società”.
Un’immagine, quella delle scarpe, che ci riporta subito alla mente il paragone tra i social media e la strada, proposto sullo scorso numero di Notizie a pagina 5. Da un lato, scrivevamo, è necessario approcciarsi a Internet e ai social con la consapevolezza che non si tratta solo di mezzi per tenersi in contatto, ma di veri e propri luoghi di vita che, come qualsiasi strada, nascondono possibilità di incontro, meravigliose esperienze e diversi rischi.
Dall’altro, aggiunge Papa Francesco, gli operatori della comunicazione dovrebbero usare le risorse digitali come punti di partenza e non di arrivo, per evitare “un’informazione preconfezionata, «di palazzo», autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone”. Dopo aver compreso il funzionamento delle reti virtuali è quindi fondamentale ritornare verso la strada, cioè ri-convertire sempre le proprie “reti” e gli strumenti del proprio lavoro, per diventare, come suggerisce il Vangelo di domenica, “pescatori di uomini” (Mc 1,17).
Un gesto, quello di lasciare la barca del padre per mettersi in cammino, che i discepoli intraprendono, non a caso, con l’intenzione di rispondere al medesimo verbo: “Venite dietro a me”.
Testimoniare con tutti e cinque i sensi
Il “vedere” allude alla profondità dell’esperienza da cui soltanto può sorgere una comunicazione autentica. Esprime l’essenza di ogni testimonianza, oppure, per dirlo con una parola greca, di ogni martirio. Il martire è colui che aderisce alla realtà, lasciandosi muovere con quello stesso coraggio che Papa Francesco loda in quei “giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi” per raccontare “molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato”, attraverso ogni forma d’arte e di comunicazione.
Un coraggio incarnato molto bene, come ha ricordato mons. Manicardi nella sua omelia, dalla figura del giornalista e beato carpigiano Odoardo Focherini. È una vista, quella cui qui ci si riferisce, che non può essere completa senza il sostegno di tutti gli altri sensi. Il tatto, con cui si dovrebbe occupare la fragilità dello spazio dove il mondo “va in scena”; l’odorato, che aiuta a fiutare l’essenza di una notizia (e non i suoi aspetti più effimeri); il gusto, attraverso il quale assaporare le mille sfumature di ogni accadimento; l’udito, con cui svuotarsi dai pregiudizi per accogliere empaticamente il nuovo, che costringe a rimodulare le proprie credenze.
“Svuotare la mente e ascoltare con tutto il proprio essere”. Così Marshall B. Rosenberg – psicologo statunitense e ideatore del modello comunicativo della Comunicazione Non-Violenta – descrive l’empatia, la presenza e l’attenzione che richiede ogni situazione complessa. Un concetto ripreso anche dal Papa nella preghiera conclusiva del messaggio: “Insegnaci ad ascoltare, a non coltivare pregiudizi, a non trarre conclusioni affrettate”.
Incontrarsi nella verità
Poi c’è l’incontro. Inizio e fine di ogni cammino di autentica ricerca, l’incontro con gli altri e con l’Altro è al contempo l’origine e lo scopo ultimo di ogni itinerario di comunicazione. Rendersi disponibili a “incontrare le persone dove e come sono” è un atto che investe i giornalisti, gli scrittori, i registi, le redazioni, e tutti quelli che utilizzano le piattaforme social, di una doppia responsabilità.
Da una parte si è tenuti a rispondere dell’attendibilità delle notizie che vengono diffuse, dall’altra del modo con cui i contenuti provenienti dall’esterno vengono ricevuti, verificati, contestualizzati. “Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo – spiega il Papa -, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole”. È stato dimostrato che le fake-news viaggiano sei volte più rapidamente delle notizie attendibili (Vosoughi, S., Roy, D., & Aral, S., 2018. Science). Esse non sono soltanto un pericolo per l’informazione, ma anche per la società, in quanto minare i fondamenti della comunicazione significa fratturare le basi di una socialità sana e democratica.
La forza della Parola di Dio, d’altro canto, ha affermato don Gildo Manicardi, sta nella possibilità delle donne e degli uomini di ascoltarla, accoglierla e “attivarla” grazie ai meccanismi di fiducia reciproca che ogni nuovo incontro con essa genera e alimenta. Come Gesù ha incontrato di persona i discepoli sulla riva del lago, così anche oggi “è una catena di incontri [personali] a cosuo municare il fascino dell’avventura cristiana”, dice Papa Francesco. Che cosa sarebbe accaduto ai discepoli se non avessero avuto alcun motivo per nutrire fiducia nei rapporti sociali? Nessun incontro sarebbe forse stato possibile di fronte a quel “vieni e vedi”.
Fede, speranza, carità… e innovazione
Ma non è la tecnologia in sé il vero problema, almeno non quando le sue strutture non sono costruite a tavolino per la manipolazione comportamentale di masse ignare per scopi privatistici. Internet apre a chiunque, infatti, la possibilità di condividere la propria esperienza e di diventare autentico testimone di sfaccettature della realtà che altrimenti, forse, non avrebbero l’occasione di emergere. Questa, per una società plurale e multiculturale come quella odierna, rappresenta una ricchezza incomparabile.
Per diventare testimoni credibili, tuttavia, serve pazienza, ponderazione, creatività e lo stile adeguato al contesto, al fine di orientare la comunicazione a un vero incontro personale capace di scuotere le coscienze. Sarà perciò l’integrazione tra innovazione tecnologica, fede, speranza e carità a rendere originale qualunque proposta comunicativa degna del ventunesimo secolo. Lo stesso Papa Francesco non ha dubbi: “Tutti gli strumenti sono importanti, e quel grande comunicatore che si chiamava Paolo di Tarso si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social; ma furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare ed ebbero la fortuna di passare del tempo con lui”.